Madame Veuve Clicquot: storia dell'imprenditrice che ha reinventato lo champagne
Determinata, lungimirante, tenace e brillante, tanto da diventare un vero e proprio simbolo dell’imprenditoria femminile internazionale e un punto di riferimento nella storia internazionale del vino. Stiamo parlando di Madame Veuve Clicquot, che ha reinventato lo champagne.

Determinata, lungimirante, tenace e brillante, tanto da diventare un vero e proprio simbolo dell’imprenditoria femminile internazionale e un punto di riferimento nella storia internazionale del vino. Stiamo parlando di Madame Veuve Clicquot, protagonista della più “spumeggiante” storia di emancipazione femminile che, con grande determinazione, ha rivoluzionato la produzione dello champagne e lo ha reso famoso in tutto il mondo.
Figlia di Nicolas Ponsardin, ricco commerciante di Reims, nella celebre regione di Champagne-Ardenne, Barbe Nicole nacque nel 1777 e all’età di 21 anni sposò Francois Clicquot, proprietario di un’azienda vinicola che in quegli anni muoveva i primi passi nella produzione dello champagne. Sei anni dopo il matrimonio, proprio mentre l’azienda iniziava a decollare, Francois morì improvvisamente. Ufficialmente per febbre da tifo, ma - nella realtà - decise di togliersi la vita.
La prematura morte di Francois significò per Barbe Nicole dover affrontare da sola – ad appena 27 anni – non solo una tragedia personale, ma anche il peso di un’azienda, che – secondo il diritto napoleonico – non avrebbe potuto gestire. Secondo le leggi dell’epoca, infatti, proprio perché donna non avrebbe potuto vantare alcuna pretesa sulle proprietà del marito; tantomeno gestirle o dirigere l’azienda di famiglia. Ed è proprio qui che entra in gioco il grande spirito di iniziativa, il coraggio e la determinazione di una delle donne-simbolo dell’emancipazione femminile.
Barbe Nicole, pur essendo molto giovane, non solo non si fece abbattere dalla tragedia, ma - con determinazione e intelligenza - approfittando di una falla nella legge, riuscì a prendere in mano le redini dell’azienda e a portarla avanti per i decenni successivi. I problemi da affrontare non furono pochi: primo fra tutti conquistare la fiducia delle banche, molto restie ad accordarla ad una donna.
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Come riuscì? Per acquisire autorevolezza aggiunse al proprio nome il sostantivo “Veuve” (vedova) seguito dal cognome del marito, mise in pratica tutta la destrezza per gli affari ereditata dal padre e tutto l’amore per l’arte del vino trasmessagli dal marito, riuscendo così a rivoluzionare la produzione dello champagne e a renderlo lo spumante più famoso al mondo.
Prese lezioni dal cugino di Francois, esperto di vini, che assunse come cantiniere, mentre per la promozione dei suoi prodotti si affidò a Monsieur Louis Bohne, carissimo amico del defunto marito, che nutriva grande fiducia in lei.
Madame Cicloquot non solo portò avanti la gestione dell’azienda, ma iniziò a portare innovazioni che cambiarono per sempre la storia dello champagne. Alla fine dell’Ottocento, lo champagne era un prodotto molto diverso da come lo conosciamo oggi: era torbido, molto più dolce e - una volta stappata la bottiglia - veniva servito nelle caraffe per farlo decantare.
Il primo champagne in bottiglia
Madame Veuve Clicquot sognava, invece, di servirlo direttamente dalla bottiglia, per conservarne meglio il perlage e mantenerne più a lungo freschezza e aromi. Per farlo, però, doveva assolutamente renderlo limpido. Si mise, quindi, a studiare e sperimentare e - dopo svariati tentativi - dalla sua inventiva prese vita la tecnica chiamata “Reumage su Pupitres”, un sistema manuale in uso ancora oggi per la produzione di champagne e spumanti di nicchia.
Le bottiglie - dopo l’aggiunta di lieviti e zuccheri - venivano chiuse con dei tappi provvisori (bidule) e riposte su supporti di legno (pupitre) quasi a testa in giù, in modo da consentire ai lieviti di muoversi all’interno del liquido. Due volte al giorno, e per circa 70 giorni, le bottiglie venivano agitate una ad una facendole rotare di un quarto di giro. Con questo sistema i residui si staccavano dal vetro della bottiglia e - grazie alla posizione - migravano verso il collo.
A fine fermentazione le impurità potevano essere facilmente eliminate attraverso una veloce operazione, la “sboccatura”, che consiste ancora oggi nell’immergere il collo della bottiglia in una soluzione ghiacciata in grado di solidificare i sedimenti. Una volta tolto il tappo provvisorio (bidule), la pressione interna faceva espellere i residui solidi di lievito, per poi procedere – come avviene anche ai nostri giorni – con un rabbocco (liqueur d’expedition) a base di vino e zucchero. Terminata questa fase, si procedeva alla tappatura e alla chiusura definitiva con la gabbietta.
Grazie a queste rivoluzionarie innovazioni lo champagne divenne non solo più piacevole alla vista, ma anche al palato, riuscendo così a conquistare il mercato internazionale. America, Europa, Russia: tutti volevano bere lo champagne di madame Clicquot. Ma le intuizioni di questa donna intraprendente non si esaurirono con questa idea rivoluzionaria e originale. Quando si rese conto che i suoi clienti avevano gusti differenti a seconda della nazionalità, mise a punto diverse ricette per la creazione del Liqueur d’Expedition in modo da creare uno champagne più morbido per gli inglesi, più brut per i nordamericani.
Celebre la frase che Madame Veuve Clicquot ripeteva con orgoglio: “Il mio marchio deve essere il numero uno da New York a San Pietroburgo”. E così fu.
Ma ancora non era del tutto soddisfatta delle innovazioni che aveva apportato al suo prodotto e - nel 1810 - decise che era il momento di produrre una “Selezione Top”. Diede vita quindi al primo champagne millesimato della storia, prodotto dalla vendemmia di un unico anno, dettaglio rigorosamente riportato sull’etichetta.
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L'invenzione dello champagne rosé
Sua fu anche l’invenzione dello champagne Rosé. Fino a quel momento, era stato prodotto con l’aggiunta di bacche di sambuco lasciate macerare nella miscela di vini; lei invece aggiunse allo champagne del vino rosso ottenuto da uve di Pinot Nero. Il risultato fu sorprendente.
Nel 1811, in occasione del passaggio della Grande Cometa, lanciò “le vin de le comète”, e fu proprio con questo champagne che - tre anni dopo - irruppe prepotentemente nel mercato russo conquistando i palati più raffinati. Un fatto per niente scontato, considerando – allora come oggi – quanto fossero tesi i rapporti politici fra la Francia e la Russia.
Per spedire il suo carico, infatti, Madame Clicquot dovette aggirare l’embargo voluto da Napoleone I. Come? Fece salpare una nave carica del suo prezioso champagne alla volta di San Pietroburgo per poter arrivare ai potenziali clienti russi. Madame Vueve Clicquot rischiò in prima persona, fidandosi del suo intuito, del coraggio e della sua destrezza negli affari. Quando la merce arrivò a destinazione, l’aristocrazia rimase entusiasta dell’altissimo livello del prodotto. Il mercato russo fu conquistato in esclusiva. Presto anche gli aristocratici del resto d’Europa e i facoltosi nordamericani impazzirono per il suo champagne, tanto che la sua cantina ebbe un’ascesa repentina e non sempre riusciva a tenere il passo con le commesse.
Anche durante i cambiamenti politici e l’abdicazione di Napoleone, pur nella crisi economica causata delle sanzioni imposte alla Francia dopo la sconfitta di Waterloo da Inghilterra, Olanda, Prussia, Germania, Madame Clicoquot riuscì a mantenere prospera e sana la sua azienda. Inviò alcuni suoi rappresentanti nelle capitali europee e intrattenne con i loro esponenti rapporti commerciali anche nei momenti politici ed economici più difficili per Francia.
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La fama di Madame Clicquot divenne così grande da farle guadagnare l’appellativo di “La Grande dame de la Champagne”. Lasciò la gestione dell’azienda nel 1841, nel momento in cui riusciva a produrre 500.000 bottiglie l’anno. Morì all’età di 89 anni nel castello di Bousalt, dove si era ritirata qualche anno prima.
Nel 2022, la Maison di Madame Clicquot ha festeggiato i suoi 250 anni, a testimonianza della sua lunga storia, fatta di sfide, intuito e innovazione. Ma non è tutto, perché – come raccontano in modo nitido le sue vicende personali – la storia di Madame Clicquot dimostra ciò che una donna riesce a fare, nonostante le condizioni spesso avverse e malgrado le convenzioni di un mondo tagliato su misura degli uomini.
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