Campagna H&M Costumi da Bagno 2019 con Modelle Curvy
I costumi H&M della collezione estate 2019 sono presentati e indossati da modelle dalle curve generose, con un po’ di cellulite e qualche smagliatura: finalmente un punto di rottura con il passato.
I costumi da bagno 2019 di H&M? Una vera e propria rivoluzione per il mondo della moda! Presentati e indossati da modelle dalle curve generose, con un po’ di cellulite e qualche smagliatura, i bikini e i costumi della collezione estate 2019 della nota casa svedese rappresentano - di fatto - un punto di rottura con il passato.
Sta forse andando in soffitta l’abitudine di far sfilare modelle che non rappresentano la variegata realtà della bellezza femminile? È ancora presto per dirlo.
In ogni caso, colpisce davvero che in un’epoca in cui si parla di personas e di marketing personalizzato, che tiene conto delle differenti esigenze dei clienti e dei diversi desideri, ci siano ancora modelli stereotipati e preconfezionati di un mondo arcaico, lontano da ciò che avviene nel mondo reale.
Per molti anni siamo stati abituati a modelle magrissime, eteree, che - spesso con foto ritoccate - hanno incarnato lo stereotipo di una immagine femminile evanescente e perfetta, immagine però in cui, nel mondo reale, veramente poche donne si possono sentire rappresentate. Con qualche chilo di troppo, un filo di pancetta, qualche smagliatura e con la cellulite, che colpisce il 90% delle donne, spesso ci siamo sentite inadeguate e poco belle, ma la verità è che la donna burrosa e con qualche piccola imperfezione può essere bellissima ed attraente.
Deve essersene accorto anche il marchio svedese di moda femminile H&M, brand dai prezzi contenuti e presente ormai ovunque. In passerella, quest’anno, a presentare i suoi costumi da bagno c’è un’assoluta novità: bellissime modelle formose e con qualche piccola imperfezione, che mostrano senza paura il loro corpo per presentare una moda diretta a tutte le donne. Un input finalmente positivo per affermare che la bellezza può avere mille sfaccettature e che costringerla ad essere personificata da donne tutte uguali e così lontane dalla realtà sia un errore. Un’inversione di tendenza che ci rende più libere e che è auspicabile venga imitata anche da altre griffe.
Non esiste uno stereotipo univoco di bellezza, perché questa non può essere misurata in chili o in centimetri, ma – soprattutto - è un concetto molto relativo. Ogni essere umano è unico ed irripetibile ed ogni donna ha in se la capacità di poter esaltare i propri pregi per sentirsi al meglio, magari adottando piccoli accorgimenti.
La perfezione non esiste e il concetto di bellezza cambia da cultura a cultura, da persona a persona e anche da epoca a epoca, perché è il risultato di convenzioni e valori sociali del momento. Nel corso del tempo, infatti, la bellezza ha avuto stereotipi diversi, perché si è dovuta adattare alla moda, alla storia di quel momento, nonché all’ambiente. Contrariamente all’idea di bellezza maschile, che ancora oggi è ferma a quella delle antiche statue greche, per quella femminile i cambiamenti sono stati numerosi e spesso in antitesi fra loro.
Per chiarire il concetto è interessante osservare le tendenze che - mano a mano - si sono susseguite nell’ultimo secolo: è possibile notare, ad esempio, come - nel tempo - gli stili, le taglie, le misure e i canoni di bellezza siano cambiati profondamente. Proprio come i riferimenti e i simboli. Gettando lo sguardo alla moda dei primi del Novecento, si nota come in questa epoca l’icona della bellezza femminile sia rappresentata da una donna con seni prominenti, fianchi larghi e vitino da vespa, ottenuto naturalmente serrando la vita negli aderentissimi corsetti. Facendo scorrere il calendario solo di un decennio e sbirciando oltreoceano, nell’America degli anni Venti, lo stereotipo di bellezza è del tutto diverso: svaniscono le curve e il corpo diviene androgino, dai fianchi stretti. Siamo nel periodo del proibizionismo ed è la trasgressione a dettare legge, così le gonne si accorciano, ai seni generosi si preferiscono quelli piccoli, le chiome fluenti si trasformano in tagli corti e sbarazzini.
Negli anni Trenta, invece, tornano di moda le curve, tutto diventa più generoso e sensuale. Negli anni Quaranta, con la guerra, le donne devono badare a loro stesse ed ecco che la bellezza diventa risoluta, fiera e indipendente, pur conservando linee morbide. Negli anni Cinquanta, indimenticabili le curve procaci e sensuali di Marilyn Monroe.
Negli anni Sessanta va di moda la bellezza fanciullesca: i tempi sono quelli del fermento sociale e la donna si ribella all’idea di dover essere sempre e solo oggetto del desiderio. Non vuole più essere considerata esclusivamente per il proprio aspetto esteriore e, quindi, spariscono le curve e a rappresentare la bellezza femminile di quegli anni ci pensa la famosa indossatrice Twiggy, magrissima e minuta.
Negli anni Settanta i corpi diventano tonici, palestrati, longilinei. Con gli inizi degli anni Ottanta appaiono sulla scena della moda le top model: gambe lunghissime, eteree, irraggiungibili. Questo trend continua anche il decennio successivo.
Siamo giunti al Duemila, dove fanno capolino le prime pance piattissime, con addominali plasmati in palestra.
Dal 2010 in poi la donna filiforme viene pian piano soppiantata da quella dalle curve più generose e morbide, fino a giungere ad oggi, in cui si propone un simbolo di bellezza sempre più reale, fatto di donne che - pur con qualche piccolo difetto e qualche chilo in più - conserva tutto il suo fascino e la sua sensualità.